La visione industriale entra nell’era dell’AI
THE Ò-BLOG
Da controllo a conoscenza

27 Giugno 2025
Tempo di lettura: 3 minuti
Lavoriamo su progetti di visione in ambito industriale da più di dieci anni. Il nostro primo sistema di ispezione visiva basato su intelligenza artificiale risale al 2014. Era un’epoca in cui si parlava di AI quasi sottovoce, soprattutto nel mondo della produzione, dove l’affidabilità contava più della novità.
Nel frattempo, l’intelligenza artificiale è cambiata profondamente. Non solo dal punto di vista tecnologico, oggi i modelli sono più performanti, flessibili, addestrabili anche con pochi dati, ma anche in termini di accessibilità e di concretezza applicativa. Quello che fino a pochi anni fa restava confinato nei paper scientifici, oggi è diventato strumento operativo, pronto a funzionare direttamente in linea, accanto agli operatori.
Proprio per questo ci sembra arrivato il momento di fare una riflessione, non tanto sull’AI in sé, quanto sul ruolo che i sistemi di visione possono ricoprire oggi in fabbrica.
Il cambiamento in atto
Nella maggior parte dei casi, i sistemi di visione industriale vengono utilizzati come strumenti di controllo qualità.
Si verificano dimensioni, etichette, saldature, graffi, e si stabilisce se un pezzo è conforme o no. Un approccio efficace, certo, ma anche piuttosto rigido: tutto si riduce a un verdetto binario, passa o non passa, e ogni variazione nel processo richiede interventi manuali di tuning, aggiornamenti delle soglie o riscrittura di logiche.
Finché tutto resta stabile, questo approccio regge. Ma la realtà industriale di oggi è diversa.
Aumenta la variabilità dei prodotti, i lotti sono sempre più piccoli, il tempo per riconfigurare i controlli è limitato, e si richiedono risposte in tempo reale. In questo contesto, i sistemi tradizionali iniziano a mostrare i loro limiti.
L’AI come leva per evolvere
Ed è proprio qui che l’intelligenza artificiale apre nuove possibilità. Con tecniche come l’anomaly detection e, più recentemente, grazie all’arrivo dei Vision Language Model (VLM), la visione industriale può compiere un vero salto di qualità. Non si tratta solo di “vedere meglio”, ma di iniziare a comprendere davvero ciò che accade in linea.
L’AI è in grado di apprendere dagli esempi e di restituire non solo un’indicazione binaria, ma una comprensione più profonda del processo. Può rivelare tendenze, individuare segnali deboli, segnalare derive prima ancora che emergano difetti visibili. La visione artificiale smette così di essere solo un filtro per eliminare i pezzi sbagliati, e diventa una fonte preziosa di conoscenza per chi lavora in produzione, in manutenzione, in progettazione.
In questo passaggio da semplice controllo a vera comprensione del processo, il ruolo delle persone resta centrale.
L’intelligenza artificiale, per quanto potente, non sostituisce l’esperienza e il giudizio umano: li valorizza.
Quando l’AI è pensata per integrarsi con il lavoro quotidiano, quando è accessibile anche a chi non ha competenze tecniche ma conosce profondamente il processo produttivo, allora diventa davvero uno strumento trasformativo.
È in quel momento che la collaborazione uomo-macchina prende forma, e il sistema di visione non si limita più a rilevare anomalie, ma aiuta chi lavora in linea a capire prima, agire meglio, decidere con maggiore consapevolezza.
È qui che l’AI industriale dimostra il suo vero potenziale: non nel sostituire, ma nel potenziare il lavoro umano.

Da questa visione nasce AI-go
È proprio partendo da questa idea, in cui l’intelligenza artificiale non sostituisce le persone ma le supporta, e in cui la visione industriale diventa uno strumento per comprendere davvero ciò che accade in linea, che abbiamo sviluppato AI-go, la nostra piattaforma per la visione industriale.
AI-go non è pensata per restare in contesti di ricerca, né per essere usata solo da data scientist.
Al contrario, nasce per essere vicina alla linea, semplice da usare anche per chi non ha competenze tecniche, e pronta per essere integrata nei contesti produttivi esistenti.
Con AI-go è possibile costruire modelli personalizzati anche con pochi esempi reali. Si può sperimentare in tempi rapidi, intervenire direttamente sul sistema e ottenere risultati applicabili subito, in produzione.
E ora, grazie ai Vision Language Model, è possibile interagire con il sistema attraverso semplici comandi in linguaggio naturale, abbattendo ulteriormente le barriere d’uso.
Un tecnico può letteralmente scrivere “trova le etichette mancanti” o “mostrami i difetti di superficie”, e ricevere un’analisi visiva contestuale, precisa e interpretabile.
È così che immaginiamo il futuro della visione industriale: un’intelligenza artificiale che lavora accanto alle persone e dà valore alla loro esperienza.

Non è solo tecnologia, è un cambio di paradigma
Il vero salto non sta solo nella potenza degli algoritmi, ma nella trasformazione culturale che ne consegue. Parliamo di sistemi che non si limitano più a rilevare errori, ma che aiutano a prevenirli. Che non rispondono soltanto a regole fisse, ma apprendono e si adattano. Che non parlano solo con altri software, ma dialogano anche con le persone.
È un passaggio importante, che apre nuove possibilità per chi lavora ogni giorno sulla linea, affrontando la complessità del mondo reale.
Una visione industriale che non si accontenta più di dire “questo pezzo è ok”, ma che si interroga sul perché un’anomalia è comparsa, quando, in quale punto del processo, e come evitarla in futuro.
E questa, per noi, è la direzione giusta: trasformare la visione in conoscenza, e la conoscenza in azione.

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